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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cassia Cassia / Via Gradoli

Blindata via Gradoli, ma le favelas sono ancora lì

Contro il degrado é stato bloccato l'accesso alla strada montando un cancello. I cittadini: "Bisogna bonificare la zona e sgomberare le case non agibili"

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Foto di proprietà di www.VignaClaraBlog.it

"Basta degrado e sfruttamento. Fuori gli speculatori da via Gradoli": questo lo striscione di protesta durante il sit-in organizzato lunedì 19 luglio dai residenti della traversa della Cassia, balzata agli onori della cronaca dal sequestro Moro al caso Marrazzo. Via Gradoli è una strada abbandonata da decenni, denunciano i residenti, decisi a ripristinare la legalità nella loro via, ottenendo lo sgombero di tutte le case affittate senza i requisiti di abitabilità. "Parliamo di decine e decine di cantine e di box senza luce, senza finestre, privi delle condizioni minime di igiene e di vivibilità dove, solo nei mesi di novembre e dicembre 2009, si sono verificati ben due scoppi di bombole del gas.

"Abbiamo presentato esposti e denunce alle autorità in merito alle violazioni di norme urbanistiche, edilizie ed igienico-sanitarie presenti - dichiara Carlo Maria Mosco, del Comitato di via Gradoli - Dopo anni di omissioni e commistioni delle autorità e degli apparati dello Stato si sperava che, sull'onda del clamore mediatico della vicenda Marrazzo e in conseguenza delle ripetute ispezioni negli ultimi mesi da parte di forze dell'ordine e autorità varie, qualcosa si potesse risolvere. Invece, tanto clamore per nulla".

Contro il degrado e per chiudere l'accesso ai clienti dei trans, la strada privata è stata blindata, con un cancello montato all'ingresso, in funzione dai prossimi giorni, dalle ore 22 alle 7. A chiederlo, sin dallo scorso novembre, il Consorzio in cui sono riuniti i condomini di Via Gradoli.

Contrario a tale soluzione invece il Comitato di via Gradoli, "in quanto non risolve i problemi della strada". "Blindare la porta di casa mentre dentro ci sono topi e cimici non rende più salubre l'ambiente, afferma Carlo Maria Mosco. "L'apertura non avviene mediante il citofono di cui numerose abitazioni sono prive, è stato adottato un sistema che sfrutta le connessioni telefoniche", continua Mosco. "Chi trova il cancello chiuso deve digitare sul tastierino presente in prossimità, un codice numerico a tre cifre che fa partire una telefonata al destinatario il quale digita a sua volta un codice che determina l'apertura del cancello. Il fatto rilevante è che il destinatario può indicare non solo una terminazione fissa, ma anche una mobile! In sostanza se qualcuno mi chiama mentre io sono a Venezia, posso ugualmente digitare il codice e il cancello si apre!!", conclude.

Ciò che chiede il comitato è una bonifica della zona e un censimento di tutte le cantine, di proprietà di italiani ma trasformate in favelas, tugurio per immigrati e trans, sfruttati con canoni esosi. "Recentemente abbiamo rimosso un cartello che offriva l'affitto di un monolocale di 16 mq a 480 euro mensili, esclama Carlo Maria Mosco, Le somme richieste di questi seminterrati e cantine arrivano fino a 6 o 700 euro".

Nel palazzo in cui vive Natalie (legata allo scandalo dell'ex governatore del Lazio), su 102 appartamenti solo 20 sono abitati da italiani e i residenti stanno raccogliendo firme contro una situazione ingestibile, tra schiamazzi, serate con fiumi di birre nell'androne e barbecue improvvisati nel cortile condominiale. Il comitato di via Gradoli chiede una road-map delle ispezioni effettuate dalle autorità sugli scantinati inagibili, esigendo la massima trasparenza su quegli stessi edifici più volte evidenziati dalle cronache giudiziarie relative alla 'vicenda Moro' e allo scandalo dei fondi neri del Sisde".

Nota della redazione: le dichiarazioni presenti in questo articolo e alcuni passaggi dello stesso sono tratti da VignaClaraBlog.it, il primo quotidiano on line di RomaNord

 

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