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Cassia Cassia / Via Gradoli

Viaggio in via Gradoli, tra tuguri abusivi e rischio scoppi

I residenti di una delle strade più "chiacchierate" della Capitale tornano a farsi sentire: "Intervengano le istituzioni". Dopo lo sgombero di un anno fa, molte case-cantine sono ancora abitate

Due anni fa, l'incalzante attenzione mediatica. Oggi, invece, regna il silenzio. Eppure i problemi di via Gradoli, la traversa di via Cassia, permangono. I residenti di una delle strade più "chiacchierate" di Roma reclamano a gran voce "il ritorno alla legalità" nella loro via: da due anni, infatti, si battono per contrastare l'abusivismo edilizio delle tante unità immobiliari, veri e propri tuguri nati da ex cantine seminterrate, abitate spesso da extracomunitari irregolari sprovvisti del canone di locazione. Gli spazi angusti di alcune palazzine lungo la strada sono stati trasformati abusivamente nel tempo in mini appartamenti con evidenti problemi di luce e di aerazione.

Il "Comitato per via Gradoli", presieduto dall'avvocato Carlo Maria Mosco e costituito circa due anni fa da un nucleo di residenti "stufi di assistere passivamente al degrado della zona", sabato scorso è sceso in piazza per manifestare contro le mancate risposte delle istituzioni. "All’evento - comunica il presidente Mosco - hanno partecipato numerose persone stanche di un' amministrazione che fa il gioco delle tre carte e non risponde alle istanze dei cittadini; sono stati coinvolti anche i passanti e gli automobilisti attraverso forme di comunicazione diretta e per il tramite di volantini redatti anche in lingua russa, albanese, romena, spagnola". "I residenti - continua l’avvocato Mosco - chiedono che siano adottati dal sindaco e dai dipartimenti di Roma Capitale, ognuno per le rispettive competenze, i provvedimenti indifferibili e dovuti per legge volti all’eliminazione definitiva delle illegalità poste in essere. Perdurando l’inerzia dei soggetti sopra indicati - conclude - sarà adita l’autorità giudiziaria affinché ne accerti l’eventuale responsabilità penale e civile".

Nella strada balzata agli onori delle cronache per il caso che nel 2009 coinvolse l'allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo (e dove, ricordiamolo, nel 1978 fu trovato il covo del brigatista Moretti nel corso del sequestro Moro), vi sarebbero anche pericoli per la sicurezza e l'incolumità pubblica: nei piani seminterrati dei palazzi, infatti, sono presenti impianti precari di gpl che destano molta preoccupazione tra i residenti (nel novembre-dicembre 2009 proprio qui scoppiarono due bombole del gas). Il 14 ottobre dello scorso anno gli agenti della Polizia municipale hanno sgomberato 26 case-cantine al civico 65. Senza finestre né tantomeno condizioni di agibilità, questi tuguri venivano affittati da extracomunitari e trans per 500 euro al mese o poco più. "Gli agenti immobiliari - racconta il signor Mosco - giocavano parlando di via De-Gradoli, e ancora oggi le case qui non si riescono a vendere e ad affittare: i prezzi sono calati anche del 30%".

Le case negli scantinati di via Gradoli / di Gorrasi

Passeggiando oggi per via Gradoli, ci si accorge che rispetto a due anni fa poco è cambiato. Sui portoni, nei sotterranei sgomberati, sono ancora apposti i sigilli del "sequestro penale" della Polizia municipale. Ma quattro case-cantine, al civico 65, sono ancora abitate. Tra fili del telefono pericolosamente "volanti" e contatori della luce accessibili a chicchessia, gli stendini con i panni stesi lungo i corridoi stretti e bui lasciano pochi sospetti sul fatto che qui vi siano tuttora delle famiglie. "Qui sotto c'è l'autorimessa, e quindi queste persone respirano anche i gas di scarico delle automibili", dice il signor Frizzoni, anch'egli membro del comitato. Per giunta, raccontano i residenti, molti inquilini sudamericani cucinavano (e lo fanno ancora) cibi dagli "odori improponibili" che poi, in grosse teglie, caricano sui furgoni per venderli abusivamente in piazza Mancini.

Negli scantinati delle due palazzine al civico 96, poi, i sotterranei brulicano di cantine abitate: da un'apertura si intravede che, addirittura, locali così angusti sono stati soppalcati allo scopo di ricavare due "unità abitative". In 40 metri quadri e con un'umidità spaventosa, in queste condizioni vivono famiglie di ecuadoriani, peruviani, egiziani. I residenti al civico 96 (lo stesso del caso Marrazzo), dietro la sollecitazione del comitato, hanno scritto alle diverse autorità competenti per chiedere un maggior interessamento sugli abusi edilizi nel loro condominio e per avere chiarimenti sulla mancata emissione delle ordinanze di sgombero. Per ora, nessun risultato concreto. Peraltro proprio lì c'è una scuola materna ed elementare e, a pochi passi, all'interno del Parco dell'Insugherata, i residenti hanno bonificato con l'aiuto dell'Ama una discarica abusiva, rimuovendo rifiuti e materiali ingombranti. C'era chi, racconta una signora, buttava i bustoni colmi di pannolini dei propri 5 figli direttamente nel verde, vicino al parchetto dove quotidianamente giocano i bambini della scuola. A tracciare un quadro esaustivo della realtà sociale di via Gradoli, oggi, è il signor Mosco: "A partire dall'incrocio con via Cassia, le palazzine anni Sessanta sulla destra hanno ampie metrature e sono abitate da rispettabili famiglie italiane da decenni. Man mano che ci si inoltra nella via, andando verso il Parco dell'Insugherata, le metrature delle abitazioni si abbassano e aumentano gli scantinati fatiscenti abitati da extracomunitari. La convivenza non è sempre facile, ma la nascita del comitato dei residenti fa capire che qui non è più terra di nessuno". Nel frattempo, un inquilino del civico 96 esce inviperito dal portone, perché (urla) "dal piano superiore scende acqua a cascata nel mio bagno". Sopra non risponde nessuno e il signore chiama la Polizia per sollecitare un intervento. In via Gradoli, per un attimo, sembra di esser tornati nel '78.

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