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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Palazzetto Colli d'Oro, destino incerto: "Mostro ecologico che offende territorio"

Il futuro di quella che doveva essere Casa Lazio - Bob Lovati non è ancora definito. Santori-Corsetto: "Dal 2007 quartiere costretto a rinunciare a verde pubblico, chi pagherà per cattiva amministrazione?"

Uno scheletro di cemento tra ferri arrugginiti e passerelle di legno marcito immerso nel verde del Parco di Coli d'Oro. Questo è ad oggi il Palazzetto dello Sport che la SS Lazio Pallavolo avrebbe voluto intitolare al dirigente biancoceleste ed ex portiere Bob Lovati. Una casa per tutte le discipline della polisportiva capitolina da realizzare su terreno pubblico con soldi privati, quelli appunto della SS Lazio Pallavolo  vincitrice di un bando del 2007.

Lavori cominciati solo nel 2012 e terminati pochi mesi dopo. Intorno le manifestazioni di protesta di parte del quartiere che - ignaro dei progetti in corso d'opera - aveva visto recapitarsi nel cuore della "pineta" un'opera completamente calata dall'alto. Mesi di battaglie, ricorsi e rimostranze fino all'aprile scorso quando Roma Capitale ha deciso di far decadere la concessione e risolvere il contratto con il privato.

Da li interrogativi sul futuro di quella struttura tra proposte di rigenerazione urbana, totale demolizione e speranze - a dire il vero poche - che qualcuno, pubblico o privato, finisca l'opera restituendola al quartiere come punto di aggregazione. 

Una questione - quella dell'ormai ex Casa Lazio - su cui hanno riacceso i riflettori Fabrizio Santori, consigliere della Regione Lazio e Riccardo Corsetto del comitato Difendiamo Roma e portavoce della Casa del Cittadino – Ponte Milvio. 

“Da un anno l’inadeguato ex sindaco Marino evade i nostri appelli, adesso ci auguriamo che il commissario di Roma, Francesco Paolo Tronca faccia luce sulle responsabilità degli amministratori comunali che hanno gestito maldestramente l’operazione" - hanno detto i due sottolineando come dal 2007 i cittadini abbiano rinunciato ad una importante porzione di verde pubblico.

"Il tutto - incalzano Santori e Corsetto - per ospitare un centro sportivo voluto dall’allora sindaco Walter Veltroni a spese dei privati, ma il risultato del project financing è un mostro ecologico che offende l’ambiente, i residenti e il buonsenso comune". 

Tra le inadempienze che Roma Capitale contesta al concessionario privato figurerebbero addirittura alcune mancate verifiche antimafia: “Come è possibile – concludono – autorizzare e avviare dei lavori, senza accorgersi a monte che mancano le garanzie minime richieste dagli accordi di programma? Chi pagherà - si chiedono - adesso il conto di questa ennesima storia di cattiva amministrazione?”

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