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Prima Porta Labaro / Via Flaminia, 1200

La crisi chiude l’edicola di Labaro: dopo trent'anni Maria Grazia abbassa le serrande

Ha chiuso i battenti l'edicola di fronte alla stazione di Labaro, parla la titolare: "Nel quartiere un bellissimo ricordo, edicolanti uomini e donne di fiducia per tanti"

Niente più espositori fuori dall’uscio, le saracinesche tirate giù con il chiosco rimasto mestamente vuoto, sulle pareti esterne restano solo graffiti e un paio di opere di street art a tema cartoon: ha chiuso l’edicola di Labaro

Chiude l’edicola di Labaro

Dopo quasi 30 anni Maria Grazia ha abbassato le serrande: colpa della crisi e di un piano di rilancio per il settore mai messo in atto. Così l’edicola di Labaro è l’ennesima di Roma a scomparire. 

Niente più caffè e giornale sulla via Flaminia, proprio davanti alla stazione della Ferrovia Roma Nord: sparisce un’altra delle attività storiche del quartiere, punto di riferimento per tanti residenti e utenti della linea Roma-Civitcastellana-Viterbo. 

Dopo quasi trent’anni chiude l’edicola di Labaro

Un addio sofferto quello di Maria Grazia alla sua edicola: un chiosco rilevato quasi trent’anni fa dai suoi genitori e ben presto, appena finito il liceo, diventata l’attività di una vita. 

“Non è stato facile prendere una decisione del genere. Purtroppo il nostro settore è profondamente in crisi e al momento non ci sono politiche adeguate per il risanamento della filiera o spiragli di luce” – racconta Maria Grazia a RomaToday. 

Un lavoro di grande sacrificio quello dell’edicolante dei tempi moderni, costretto a vedersela con la crisi della carta e a reinventarsi continuamente vendendo prodotti e sevizi “che però – racconta la titolare dell’edicola di Labaro – non è sufficiente”. 

La crisi e l’edicola chiusa: la storia di Maria Grazia

 “Si lavora almeno 13 ore al giorno, 6 giorni su sette ma il grande problema è che non si vende più se non ai clienti affezionatissimi che non rinunciano a quotidiani e riviste. Purtroppo a questi ritmi e con i guadagni sempre più ristretti non si vive più dignitosamente. A settembre – dice Maria Grazia rivelando le chat degli edicolanti di Roma – nella nostra città sono 39 le edicole che non hanno più riaperto. È un numero che si rincorre ormai da anni”. 

A giugno era toccato alla storica edicola di Franco Ferri a Trionfale, oggi a quella di Maria Grazia a Labaro alla quale non è bastata una posizione di pregio: proprio davanti alla stazione del trenino, nel pieno dell’ingresso al quartiere.

Simone abbassa le serrande: dopo cinquant'anni chiude la storica edicola Ferri 

Una periferia che ha accolto la chiusura dell’edicola con grande dispiacere: tanti i messaggi di solidarietà arrivati a Maria Grazia, anche tramite i social. 

Labaro perde l’edicola alla stazione: punto di riferimento per residenti e pendolari

Il buon ricordo è reciproco. “Degli anni passati nell’edicola di Labaro rimane un bellissimo ricordo legato soprattutto al rapporto di fiducia che si è creato nel tempo: c’era chi mi lasciava le chiavi della macchina, qualche bagaglio, pacchi da consegnare e addirittura le chiavi di casa. Il ruolo dell’edicolante nei piccoli centri va oltre quello legato all’attività vera e propria. Le edicole rappresentano una rete capillare sul territorio. È un peccato che tante stiano chiudendo: se 10-15 anni fa – dice con rammarico Maria Grazia - ci fosse stato un progetto di riconversione con altri servizi forse ci saremmo salvati”. 

La delibera del Comune: servizi anagrafici nelle edicole

Ma che ne pensa l’ormai ex giornalaia di Labaro della delibera del Comune che porta i servizi anagrafici proprio nelle edicole? “Può essere sicuramente qualcosa in più, ma credo che sia di grande aiuto per quelle edicole che hanno già un bacino di utenza importante. Per chi come me era o è in difficoltà non penso che possa essere una chiave di volta”. 

E senza edicola a 55 anni per Maria Grazia sarà un po’ più dura ricominciare: “Non dispero. Ho già iniziato a mandare curriculum. Quello che è certo è che non mi spaventano né il nuovo né il sacrificio: in questo momento qualsiasi lavoro, onesto e dignitoso, va bene”. 
 

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