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Prima Porta Labaro / Via Frassineto

Alluvionati "furbetti" ancora in hotel dopo due anni. A Prima Porta è polemica

Fratelli d'Italia accusa: "Vicenda incredibile che mortifica romani che pagano tasse e favorisce 'business accoglienza'." Le famiglie del Flaminius: "Senza casa, senza lavoro, senza alternative"

A quasi due anni e mezzo dall'alluvione del 31 gennaio 2014 a Prima Porta è ancora vivo il ricordo dei fiumi di fango per le strade, delle abitazioni sommerse, delle attività commerciali spazzate via insieme ad automobili e cantine. 

Nel quartiere, mentre ditte e operai continuano a lavorare agli impianti anti-allagamento, i segni di quel che fu sono ancora evidenti soprattutto nelle facciate esterne delle palazzine che non sono state ritinteggiate e nei racconti di coloro che hanno vissuto in prima persona il dramma: famiglie e negozianti costretti a ripartire da zero, attingendo ai risparmi di una vita o indebitandosi per non permettere al fango di portare via anche il futuro. 

Mesi di sacrifici con i risarcimenti ad apparire sempre più un miraggio: a Prima Porta, nonostante l'impegno del Comitato 31 Gennaio sul tema, nessuno sa se e quando quei soldi arriveranno. 

Ma non tutti nel quartiere del Municipio XV sono riusciti a rialzarsi: 17 famiglie, 45 persone in tutto,  vivono ancora all'Hotel Flaminius, la struttura alberghiera che le ospitò all'indomani di quella notte tragica in cui in tanti hanno perso tutto o quasi.  Di quei settanta ospiti iniziali sono rimasti loro: nuclei familiari o coppie che oggi si trovano nell'occhio del ciclone. 

A sollevare la polemica gli esponenti di Fratelli d'Italia Fabrizio Ghera e Giorgio Mori: "La vicenda potrebbe anche sembrare virtuosa se non fosse che la quasi totalità dei soggiornanti nell’albergo ha già visto riparare il proprio alloggio chi parzialmente, chi totalmente e in molti casi i soggiornanti si recano in albergo solamente per beneficiare dei pasti gratuiti forniti dal Comune di Roma". 

"Non basta. Molti dei soggiornanti dell’Hotel Flaminius, italiani, ma per lo più stranieri erano, al momento del disastro del 2014 , semplici affittuari nell’immobile divenuto poi inagibile e avrebbero potuto trovare comunque un’altra sistemazione in tutto questo tempo. Al contrario, i proprietari di molti immobili, dopo il ripristino dell’immobile, - sostengono Ghera e Mori - hanno già rilocato il loro immobile ad altre persone e hanno visto ripristinata la propria condizione economica".

Critiche velenose che piovono sugli attuali ospiti del Flaminius ma anche sull'amministrazione, la ex Giunta Marino e quella Torquati, ree, secondo Ghera e Mori, di non aver mai fatto nulla per impedire che si verificasse questa incredibile situazione. "Una vicenda che - dicono - ha la conseguenza di mortificare i romani che pagano le tasse senza avere i servizi, ma pure coloro che effettivamente avevano subito danni durante l’allagamento, ma che poi non si sono visti riconoscere il diritto ad un minimo risarcimento di quanto perso per favorire invece i soliti noti 'professionisti del business dell’accoglienza' e i furbetti del quartierino".

Ma le famiglie del Flaminius proprio non ci stanno ad essere etichettate così: "Qui - dicono - nessuno mangia e dorme a 'scrocco'." Nell'Hotel di Prima Porta, non un cinque stelle, ma una struttura dall'androne buio, pannelli staccati, tappezzeria logora e stanze striminzite più che vivere si sopravvive tra panni lavati a mano e pasti, forniti da Protezione Civile e Vivenda, precotti e poi scaldati al microonde.

Oltre agli adulti ci sono minori e 9 bambini sotto gli 8 anni, quattro sono solo di Antonella che li vive dal Gennaio 2014 con il compagno e con i suoi bimbi, dal piccolino di tre mesi al più grande di 7 anni. Nella stanza accanto la mamma che, al momento dell'alluvione, nella casa andata distrutta ospitava anche la famiglia della figlia. 

Nel loro caso l'appartamento sarebbe pure quasi agibile peccato però che l'umidità mai assorbita impedisca loro di viverci e soprattutto trascorrerci la notte : "Per metterlo a posto non abbiamo i soldi" - racconta Antonella mentre i suoi figli giocano nella hall del Flaminius sotto l'occhio vigile degli altri ospiti.

Con l'alluvione abbiamo perso tutto e come se non bastasse in questi due anni e mezzo mio marito è rimasto anche disoccupato". E il lavoro, un posto alla Multiservizi, l'ha perso anche Danilo che li vive con la moglie: "Prima lavoravamo in due e pagavamo 400 euro di affitto: una cifra che tutto sommato potevamo permetterci. Adesso l'unica entrata è quella di mia moglie. Ci siamo informati la 'nostra' vecchia casa, ormai ristrutturata dal proprietario, ha un canone di 700€: una cifra completamente al di fuori della nostra portata". 

"L'aspetto positivo di vivere al Flaminius è che ormai siamo tutti una grande famiglia per il resto però è molto difficile: devi riorganizzare tutto, abitudini e spazi. Anche il cibo non è il migliore possibile soprattutto per i bambini ma non possiamo lamentarci, anzi"

Ma che cosa si aspettano queste famiglie nella vita fuori dal Flaminius? "Se potessimo ce ne andremmo da questo hotel domani stesso. Vorremmo solo un'alternativa valida. Abbiamo fatto tante domande: case popolari, bonus casa e addirittura strutture di accoglienza. Tutte senza esito". 

"Non siamo affatto 'furbetti' del quartierino che sfruttano la situazione" - tengono a sottolineare Antonella e Danilo. "Questa - proseguono - non è una condizione di vita facile: noi non abbiamo nulla da nascondere e se ci sono delle magagne è bene che escano fuori. Facessero pure dei controlli: solo - dicono dal Flaminius - chi ha la coscienza sporca può temerli". 

Insomma a Prima Porta tra "accusatori" e famiglie che si dicono senza un'alternativa la questione è scottante: solo controlli accurati da parte degli organi preposti potranno accertare da che parte sta la verità nella speranza che nessuno si stia approfittando di una ferita ancora aperta e che qualcun altro non stia solo gettando fango su chi di fango, forse, ne ha già visto e subito abbastanza. 
 

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