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Prima Porta Labaro / Via Andrea Procaccini

Prima Porta "da demolire": così la Lazio potrebbe salvare la borgata dagli allagamenti

Tra le opere pubbliche inserite nella proposta di progetto del parco sportivo della Polisportiva Lazio la “sostituzione edilizia per 50 famiglie” che vivono lungo la ‘marrana’

Demolire una parte di Prima Porta, quella esposta a maggior rischio allagamento, e ricostruirla altrove: su quell’ansa del Tevere in cui un gruppo imprenditoriale, ‘Origin’ l’indicazione del committente del progetto, vorrebbe realizzare un parco sportivo da cedere poi alla Polisportiva Lazio

La polisportiva Lazio sull’ansa del Tevere

Una vera e propria cittadella dello sport biancoceleste: circa 30 ettari, sui 136 a disposizione nell’area lungo il Tevere tra Flaminia e Salaria, sui quali far sorgere Club House, campi di calcio, rugby, hockey, basket, pallavolo, una piscina olimpionica coperta con annesso palazzetto. 

Nessuno Stadio delle Aquile con Claudio Lotito, presidente della SS Lazio, la sezione calcio della polisportiva, ad aver sempre espresso la volontà di realizzare lo stadio della Lazio nelle aree di sua proprietà lungo la via Tiberina. Un progetto, per quanto almeno ad oggi sciolto dalla società calcistica, molto ambizioso: nell’aria da tempo, ma presentato al Campidoglio solo qualche giorno fa. Lontano dai riflettori. 

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Accanto al polo sportivo, interventi privati come: la realizzazione di un albergo, uno studentato, una RSA, una struttura sanitaria dedicata alla Medicina dello Sport, Traumatologia e Riabilitazione, un centro commerciale a vocazione sportiva ma anche una parte residenziale come compensazione per la cessione dei 50 ettari del Parco dell’Acqua Traversa a via Cortina d’Ampezzo. 

Da tali investimenti la finanza necessaria per sostenere la realizzazione delle opere pubbliche: una serie di infrastrutture funzionali al progetto ma pure utili alla città.

Oltre il ponte per il collegamento diretto della Tiberina al GRA, attraverso lo svincolo di Castel Giubileo, anche la riqualificazione della stazione La Celsa e la realizzazione di un parcheggio di scambio da 4mila posti. Previsti poi: la nuova sede del Municipio XV, la riqualificazione dello Stadio Flaminio, 25milioni di euro sul piatto per il suo restauro.

Prima Porta a rischio allagamento: sostituzione edilizia per 50 famiglie

E’ tra le opere “di pubblica utilità” che si inserisce la demolizione e ricostruzione di una parte di Prima Porta: “Una sostituzione edilizia per 50 famiglie” – ha spiegato a RomaToday l’architetto Francesco Bellini, amministratore delegato di PEI Engeenering lo studio che sta curando il progetto. 

5 milioni e 500mila euro la somma che nella proposta è destinata a tale operazione. Un progetto, quello del parco sportivo della polisportiva Lazio, che deve fare i conti con i vincoli, oltre che archeologici e paesaggistici, anche di bacino essendo l’area inserita nel Piano di Bacino del Tevere. 

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Il superamento dei vincoli di Bacino

Realizzare tutte le opere pubbliche e le trasformazioni edilizie ad una quota superiore a quella minima prevista dal Piano di Bacino, la strada da percorrere secondo i tecnici al lavoro sul progetto. 

“La sottrazione di circa 17 ettari di terreno per circa 400mila mc di volume di acqua all’area di esondazione prevista non costituisce un problema perché - sostiene l’architetto Bellini – ampiamente compensate con le vasche di  espansione in fase di realizzazione a nord di Monterotondo. Il vero problema della zona non è il Tevere ma la Marrana che scorre dentro Prima Porta e che sfocia nel fiume. Quando questo sale – ha spiegato l’architetto - la marrana non riesce più a scaricare ed esonda all’interno della borgata mettendo a rischio alcune abitazioni. Saranno proprio quelle ad essere demolite e ricostruite all’interno del nuovo programma. Tutto a spese dell’iniziativa”. 

Saranno Municipio XV e Comune a dover indicare quali zone abbattere e sostituire. Probabilmente quelle del quadrante di via Frassineto e via Procaccini letteralmente sommerse da acqua e fango durante l’alluvione del 31 gennaio 2014 e, nonostante alcuni interventi per la messa in sicurezza idraulica della zona, ancora fragili. 

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Il Comitato degli alluvionati: “Sì a investimenti sul quartiere”

“Per dare un parere alla proposta dovremmo conoscere il progetto nei dettagli. A priori la sostituzione edilizia per 50 famiglie ci sembra un po’ poco per risolvere una criticità che investe il quartiere nel suo complesso e molti più nuclei familiari, vorremmo poi capire in base a quali criteri verranno scelte le abitazioni da demolire. Piuttosto – rilancia ai nostri taccuini Francesco Mangone, presidente del Comitato degli alluvionati 31 Gennaio – si potrebbe pensare di investire quella somma prevista per finanziare i progetti previsti e mai partiti, o da ultimare, per il risanamento idraulico del quartiere. Qui – ha ricordato Mangone – la pioggia fa ancora paura”. 

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